Durante la gravidanza, la donna sperimenta un’emotività forte, dilatata, intensa, percepita a volte come eccessiva. Si tratta di una dinamica “regressiva”, favorita dai cambiamenti ormonali, che coincide con la capacità di identificarsi con il proprio bambino per poter mettersi nei suoi panni.
“La sensibilità materna acuita avvicina dunque indefinitamente la mamma al suo bambino: la rende quasi ‘come’ il bambino perché possa capirne e indovinarne i bisogni” (G. Mieli).
È così, “le donne lo sanno”!
Purtroppo, per assecondare ritmi di vita e convenzioni sociali che non proteggono la relazione madre-figlio, questa forte emotività a volte non viene ascoltata e accolta ma viene temuta e le madri mettono in dubbio questa loro importante capacità innata di riconoscere e rispondere ai bisogni del proprio bambino.
Uno dei principali bisogni del neonato è il contatto corporeo, fondamentale per la sua sopravvivenza. Quante volte le neomamme, o perché influenzate da frasi come “non lo prendere in braccio, altrimenti si abitua” o perché la loro esperienza di contatto è carente, si limitano nel fornire al proprio bambino questo tipo di “attenzione”. Ecco che l’istinto, la fisiologia, la natura, la possibilità di comunicare al proprio piccolo “ci sono, sono qui per te”, lasciano il posto a qualcosa di innaturale, o perché imposto dall’esterno o perché frutto di un blocco personale legato alla propria storia. Questo, però, è uno dei modi in cui una mamma può negarsi la possibilità di entrare con il proprio piccolo in una relazione profonda, intima, speciale.
Scrive A. Montagu: “Attraverso il contatto corporeo con la madre, il bambino stabilisce i primi contatti col mondo, e questi lo coinvolgono in una dimensione nuova di esperienza, l’esperienza del mondo degli altri. Questo contatto corporeo con gli altri è fonte prima di benessere, sicurezza, calore e predispone sempre più a esperienze nuove” e, ancora, “Il dondolio rassicura il bambino perché nel ventre materno veniva automaticamente cullato dai movimenti del corpo della madre […]. Non meno importante, mantiene il senso di relazione: un bambino cullato sa che non è solo”.
Prendere in braccio i bambini, cullarli, coccolarli e accarezzarli è importante per il loro sviluppo emotivo e relazionale.