CHE GIOIA!… O NO?

Diventare genitori, essere genitori, significa sperimentare emozioni travolgenti e ambivalenti, così come ambivalenti possono essere i propri desideri.

Anche nel caso di una gravidanza ricercata e desiderata (perché, possiamo dirlo, non sempre una gravidanza lo è) ci si sente molto felici ma, in alcuni momenti, i neogenitori possono sentirsi tristi, spaventati, stanchi, stressati, possono desiderare di “staccare la spina” e non doversi occupare del proprio bambino; a volte, possono desiderare di allontanarsi dalla nuova routine e potere tornare alle vecchie abitudini senza dover fare i conti col fatto che c’è una piccola persona che dipende completamente da loro, possono sperimentare una forte frustrazione legata a un senso di “non libertà”, possono sentirsi “in apnea”.


Ciò può essere vissuto con molto disagio perché ovunque si legge e si sente che i figli portano tanta gioia e, nel momento in cui i genitori provano emozioni diverse dalla gioia, si sentono sbagliati e in colpa.

Invece, i vissuti dei genitori non sono sempre gradevoli. Essere, a volte, tristi, stanchi o stressati è fisiologico, soprattutto quando si affronta una situazione trasformativa come lo è il diventare genitori. Desiderare “altro” dallo stare con il proprio bambino e dall’occuparsi di lui non significa non amarlo e non apprezzare il tempo passato insieme, significa esclusivamente desiderare anche altro, perché la vita di ognuno è fatta di tanto altro, che siano amici, lavoro, sport, cene, cinema o teatro o, molto banalmente, un po’ di riposo.
Si può essere genitori amorevoli pur sentendosi tristi o stanchi e pur desiderando altro.

Riconoscere la propria ambivalenza, i momenti “no”, quelli in cui si vorrebbe staccare dalla nuova routine, riconoscere che prendersi cura di un bambino è bello ma è anche molto stancante è importante per evitare degli agiti, ovvero dei comportamenti in cui si mette in atto la propria frustrazione in maniera dannosa per se stessi o per gli altri.

Riconoscere le proprie emozioni aiuta a prendersi cura di sé e delle persone vicine.

È importante non negare ciò che si prova ma accoglierlo integrando e facendo dialogare ogni aspetto di sé e dei propri vissuti in modo da prendersi cura dei desideri “altri”, in modo che l’armonia possa esistere nell’ambivalenza, in modo da riprendere a respirare dopo l’apnea.