LE EMOZIONI ED IL PARTO

Si pensa sempre alla sofferenza materna durante il travaglio come una sofferenza solo fisica e provocata dalle contrazioni dell’utero, ma quel che non si considera e a cui non si dà abbastanza spazio è la “sofferenza emotiva” legata alla fine di uno stato di fusione passiva (in cui il contatto col bambino viene mantenuto in maniera naturale e senza fatica), alla fine di un possesso reciproco totale, e al dolore di separarsi, sapendo che quel “due in uno” sta finendo per lasciare spazio una cosa ugualmente bella ma diversa.

L’ambivalenza dei vissuti legati alla maternità è presente, dunque, anche nel momento del travaglio: da un lato c’è la gioia di conoscere finalmente il proprio bambino dopo averlo immaginato per tanto tempo, dall’altro c’è l’angoscia della separazione e la paura del parto.

Il travaglio ha una grande importanza a livello simbolico, è un momento in cui la donna sperimenta un senso di perdita, dovrà lasciare andare quella che, fino a quel momento, era stata una parte di se stessa guadagnando, però, la possibilità di conoscere suo figlio che, da allora in poi, sarà pensato come una persona distinta da sé.

Non si parla mai di questo aspetto malinconico che caratterizza il momento del parto, un sentimento profondo ma che, proprio perché non presente nelle narrazioni relative alla nascita, rischia di restare ad un livello inconscio e agire sottotraccia.

Secondo natura, il distacco tra madre e bambino è lento e graduale e ciò si può notare sia nella durata della gravidanza (un periodo abbastanza lungo che permette alla madre di elaborare prima la nuova presenza del bambino e poi il distacco da lui), sia nella durata del travaglio e della fase espulsiva dove, attraverso contrazioni e spinte, il bambino viene spinto lentamente per poi tornare indietro ed essere spinto di nuovo, in maniera ciclica, finchè guadagna spazio verso l’uscita. Questa lentezza (parliamo sempre di gravidanza e nascita fisiologiche) fa si che non vi sia uno strappo improvviso nell’esperienza della nascita e che il dolore del distacco non raggiunga livelli fortemente traumatici. Tuttavia, nonostante tale lentezza, il dolore e la paura della perdita possono essere presenti e, dunque, è bene che vengano riconosciuti ed espressi per poter essere elaborati.

Mantenere il contatto con il bambino durante il travaglio, avere cura del momento dell’incontro tra mamma e bambino, favorire il contatto pelle a pelle possono assumere una funzione ripartiva in questo momento così delicato.