TUMORE: OLTRE IL CORPO, LE EMOZIONI

Affrontare un tumore è un’esperienza che coinvolge non solo il corpo, ma anche l’anima; è l’intera persona che si ammala e che ha bisogno di cura. Il momento della diagnosi e la pianificazione delle cure rappresentano uno shock, un vero e proprio trauma, paragonabile a un lutto improvviso, di fronte al quale bisogna subito reagire e attivarsi per “combattere”. È così che si dice, “combattere”. Forse dovremmo proprio iniziare da questo, dal cambiare vocabolario, narrazione degli eventi, per potere cambiare i processi di pensiero. Perché per combattere bisogna attivarsi subito, non c’è spazio per sentire; combattere implica che ci siano un vincitore e un perdente, come se chi non ce la fa perde, come se non avesse combattuto abbastanza bene o con abbastanza forza.

Forse sarebbe più opportuno e funzionale dire che chi scopre di avere un tumore deve iniziare a prendersi cura di sé. Non solo curarsi, quindi, ma prendersi cura.

Quando si scopre di avere un tumore e dopo, durante le cure o dopo un intervento, che spazio hanno le emozioni? A volte vanno ingoiate di fronte alla malattia e ai cambiamenti che subisce il corpo. Ma siamo esseri umani, e di fronte ad una esperienza del genere possiamo sperimentare emozioni variabili e altalenanti, ma che spesso schiacciano.

Ci si può sentire sopraffatti e confusi, tanto da dimenticare alcune prime comunicazioni mediche.

Ci si può sentire profondamente arrabbiati: verso il proprio corpo, visto improvvisamente come un traditore, verso il destino, o persino verso le persone care, da cui non ci si sente capiti fino in fondo.

Rabbia, tristezza, preoccupazione e incertezza per il futuro, angoscia, paura, senso di vulnerabilità e solitudine, sono solo alcune delle emozioni che seguono la diagnosi di tumore. Il senso di continuità del sé (corporeo e psicologico) viene interrotto: si avverte una sorta di rottura tra il prima e il dopo la malattia. Questo può portare a una crisi esistenziale, mettendo in discussione aspetti fondamentali come l’autostima, l’immagine corporea e i ruoli sociali.

Quando si affronta un tumore, avvengono dei cambiamenti anche a livello relazionale; si creano nuovi equilibri, che non sono sempre facili da accettare. Alcuni legami si rafforzano, mentre altri possono incrinarsi sotto il peso delle aspettative non dette, della paura, dell’incapacità di comunicare.

E la sessualità? Questa area della propria vita personale e relazionale così sottovalutata già in “tempi normali”, viene spesso del tutto trascurata quando si parla di cancro, come se non fosse abbastanza importante, come se non facesse parte della persona. Ma, appunto, siamo persone, esseri umani fatti di corpo, anima, emozioni, relazioni, desideri. I cambiamenti relativi alla sfera della sessualità, in realtà, hanno un impatto profondo sul benessere emotivo del paziente: i cambiamenti del corpo, gli effetti collaterali delle terapie, la stanchezza cronica possono alterare drasticamente la percezione di sé in tal senso e la propria vita sessuale. Questo può creare una distanza emotiva nel rapporto di coppia, proprio quando il bisogno di intimità e connessione è più forte che mai.

Tutto questo è solo una parte dell’universo emotivo della persona che vive il tumore, e quanta importanza gli viene data?

Il supporto psicologico in questo percorso non è un lusso, ma una necessità. Avere uno spazio sicuro dove poter esprimere liberamente le proprie emozioni senza sentirsi giudicati, dove poter anche ammettere, a volte, di essere stanchi di essere forti, è fondamentale. Il supporto psicologico può aiutare a trovare un equilibrio tra la necessità di affrontare la malattia e il bisogno di rimanere connessi con la propria identità, come persona, al di là del ruolo di “paziente”.

Prendersi cura dell’aspetto emotivo durante il percorso oncologico non è secondario alla cura del corpo. Bisogna sostenere la persona nella sua interezza.